5 Dicembre 2024
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Roma, la “città eterna”. Una città unica, splendida. Secondo alcuni, la più bella del mondo. Definizione, oggettivamente, quanto mai opportuna e veritiera. Una città che risplende di luce propria, per la sua storia, i monumenti e le piazze di straordinaria beltà, resa ancor più affascinante dalla vita notturna, ben rappresentata, seppur in epoche totalmente differenti, dai film “La Dolce Vita” e “La grande bellezza”. 

Trascorrere un periodo lavorativo, seppur breve, all’ombra del Colosseo era davvero un’occasione unica per ammirare la Capitale in tutta la sua strabordante bellezza, quel fascino che lascia chiunque a bocca aperta, e vivere un po’ di quelle sane emozioni che nella mia Biella, francamente, è difficile da realizzare. Una trasferta di lavoro, quale miglior occasione per riprovare il gusto della trasgressione, sentire l’adrenalina che sale e ti coinvolge da capo a piedi. 

Roma, la città eterna del peccato

D’altro canto, la possibilità di effettuare incontri roma estremamente piccanti è notevole. E l’occasione era troppo ghiotta per farsela sfuggire. “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, recitava una vecchia canzone. E nel mio caso, sposato da quasi vent’anni, calzava decisamente a pennello. Fu così che un lunedì sera, reduce da un’intensa giornata lavorativa che mi aveva riservato grandi soddisfazioni, decisi che era il momento di godere pienamente la Capitale. 

Godere. Una parola che, ad onor del vero, sembrava ormai uscita dal mio personale vocabolario. E che Roma, invece, mi fece riscoprire. Incontrai Lucrezia, 37 anni, una splendida donna romana, quarta di seno e un lato B da perdere la testa. Bevemmo un drink in un locale poco distante da Piazza Navona, che fu l’ideale approdo post-aperitivo. Sapevo che questa piazza capitolina fosse magica, in particolar modo al calar della notte. Ma ritrovarmi in quel luogo, in quel preciso momento, con Lucrezia, fu davvero stupendo. 

Anche lei era una donna sposata, era alla ricerca di innocenti evasioni e di un po’ di emozioni che nel suo rapporto, come sosteneva, mancavano da svariato tempo. Occhi da gatta, dai quali trapelava, evidente, la voglia di baciarmi. Ed è proprio in un vicoletto limitrofo a Piazza Navona che ci baciammo profondamente, con un trasporto e un coinvolgimento mai provato in vita mia, nemmeno da adolescente. 

Lucrezia, passione allo stato puro

Un bacio lungo, intenso, paradisiaco: il mio pene era già bello che pronto per essere utilizzato. E lei, mentre mi baciava, sentiva chiaramente il mio pacco crescere. Fu Lucrezia, senza alcuna remora, all’apice del desiderio reciproco che esplose grazie a quel bacio, che si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò, con un tono voce provocante, una frase alquanto esplicita: “Ho voglia di cazzo: scopami” 

Non ci pensai due volte. Le presi la mano, raggiungemmo la mia autovettura e la portai nell’appartamento dove vivevo durante la trasferta romana. Ci baciammo intensamente anche in ascensore, la voglia di bloccarlo e fare l’amore in quel momento risuonava maledettamente nel mio cervello, ma preferii evitare spiacevoli problematiche e aspettai, “diligentemente”, di arrivare alla porta

La aprii. E in meno di due secondi Lucrezia allentò la cintura dei pantaloni, mi lasciò in mutande e con la mano accarezzava il mio pacco mentre continuavamo a baciarci. Proseguiamo per circa un minuto. Poi, dopo avermi sbottonato la camicia ed accarezzato il mio corpo, decide che è venuto il momento di scendere dolcemente verso il basso e abbassare le mutande. 

Quel suo turpiloquio depravante che mi eccitava maledettamente

Il cazzo era duro e turgido: Lucrezia lo prese in bocca ed iniziò a succhiare con una voracità e passionalità a me ignote. Era assatanata. Non faceva altro che dirmi: “hai visto quanto sono troia, quanto succhio bene il cazzo!!”. Dopo una fellatio di cinque minuti, in cui temetti, lo ammetto, di poter “capitolare” anzitempo, si mise a pecorina e mi chiese di scoparla come una “lurida puttana”. 

Ma la parte migliore, però, doveva ancora arrivare. Lucrezia, infatti, era un’autentica Dea dello smorzacandela. E lì, francamente, non resistetti. Le dissi che stavo per venire e lei, con nonchalance, si fermò. Fece un rapido balzo, mise il volto davanti al mio pene e disse vogliosamente: “sborrami in faccia”. La riempii di caldo nettare e lei, col volto dipinto di sperma, continuava imperterrita a succhiare il cazzo. 

“Mi piace troppo sentire il gusto del cazzo appena sborrato”, mi disse. La guardai compiaciuto e, tra il serio e il faceto, le dissi: “Lucrezia, sei davvero una grande puttana”. Sorrise un attimo, poi riprese nuovamente a succhiarlo. Doccia insieme e, poi, purtroppo, ci dovemmo salutare. Non sono più tornato a Roma, purtroppo. Ma il ricordo di Lucrezia, che di tanto in tanto mi lusinga con qualche video hot, resta sempre nella mia mente.